La “forza” della tenerezza!
C'era una volta un vecchio, così vecchio che non ricordava neppure di essere stato giovane. E forse non lo era mai stato. In tutto il tempo che era stato in vita, ancora non
aveva imparato a vivere. E, non avendo imparato a vivere, non riusciva neppure a morire.
Non aveva speranze né turbamenti; non sapeva né piangere né sorridere. Nulla esisteva al mondo che potesse addolorarlo e stupirlo. Trascorreva i suoi giorni inoperosi sulla soglia della sua capanna, guardando con occhi
indifferenti il cielo. A volte qualcuno si fermava ad interrogarlo. Così carico d'anni qual era, la gente lo credeva molto saggio e cercava di trarre qualche consiglio dalla sua secolare esperienza.
«Che cosa dobbiamo fare per conquistare la gioia?» gli chiedevano i giovani. «La gioia è un'invenzione degli stolti», rispondeva lui.
Passavano uomini dall'animo nobile, apostoli bramosi di rendersi utili: «In che modo possiamo sacrificarci, per giovare ai nostri fratelli?» gli domandavano.
«Chi si sacrifica per l'umanità è un pazzo», rispondeva il vecchio con un ghigno sinistro.
«Come possiamo indirizzare i nostri figli sulla via del bene?», domandavano i padri e le madri. «I figli sono serpi», rispondeva il vecchio. «Da essi non ci si può aspettare che morsi velenosi».
Anche gli artisti e i poeti, nella loro ingenuità, si recavano talvolta a consultare quell'uomo. «Insegnaci ad esprimere quell'anelito che abbiamo nel cuore!», gli dicevano. «Fareste meglio a tacere», sogghignava il vegliardo.
Le convinzioni malvagie di colui che non sapeva né vivere né morire, poco a poco si diffondevano nel mondo. L'Amore, la Bontà, la Poesia, investiti dal ventaccio del Pessimismo (poiché tale era il nome del Vecchio),
si appannavano e inaridivano. L'esistenza umana veniva sommersa in una gora di stagnante malinconia.
Alla fine Dio si rese conto dello sfacelo che il Pessimismo operava nel mondo, e decise di porvi riparo. «Poveretto», pensò, «scommetto che nessuno gli ha mai dato un bacio». Chiamò un bambino e gli disse:
«Va' a dare un bacio a quel povero vecchio».
Subito il bambino obbedì: mise le braccia intorno al collo del vecchio e gli scoccò un bacio sulla faccia rugosa. Il vegliardo fu molto stupito - lui che non si stupiva di niente. Difatti, nessuno mai gli aveva dato un bacio.
E così il Pessimismo aperse gli occhi alla vita, e la tenerezza ricominciò a popolare la terra.
E se avessimo anche noi bisogno, giovani, adulti, anziani di ricevere un bacio per far morire il pessimismo che è in noi e per dischiudere la nostra vita alla tenerezza del Vangelo?
Ricominciamo un nuovo anno pastorale e nel prossimo mese di marzo ci farà visita il nostro Arcivescovo Mons. Mario Delpini. Sarebbe bello se trovasse una comunità sempre più capace di gesti di tenerezza e sempre meno
capace di gesti di pessimismo. La tenerezza è il nostro futuro e il pozzo dove attingere l’acqua della tenerezza è il Vangelo che Gesù continua a mettere nel nostro cuore.
Buon settembre e buona festa patronale.
Don Giuliano
Parrocchia Santo Stefano
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Vedano al Lambro - 20854 (MB) - Italia
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